Sardine Run Sudafrica – 20 giugno – 3 luglio 2012
Ero ben consapevole che non si sarebbe trattato della consueta crociera ai tropici, ma un conto è l’immaginazione ed altra cosa è vivere in prima persona esperienze indimenticabili come quelle condivise con altri 6 temerari in questo tratto di paradiso della Repubblica Sudafricana, compreso fra la piccola frazione di Umkomaas e quella più a sud di Lusikisiki nell’Eastern Cape, denominata Wild Coast per la terra selvaggia offerta ai suoi visitatori e per la straordinaria ricchezza di animali che la popolano.
Il primo impatto con questa nuova realtà lo abbiamo già al mattino seguente, quando lo skipper del mega-gommone ha dato sfoggio della sua abilità nel superare a tutto gas le pericolose onde oceaniche che si frangono costantemente a pochi metri dalla spiaggia di Umkomaas. Il fatto, poi, che tutti gli skipper debbano sostenere specifici esami di guida, la dice lunga sul grado di pericolosità che il mare può raggiungere a queste latitudini. Rotta per “The cathedral”, dove ci immergiamo alla ricerca degli squali toro (Carcharias aumento. Li avvistiamo ma sono nervosi e non si lasciano avvicinare facilmente. Poco più in là una bella manta ci sorvola allontanandosi con noncuranza. La risalita è disturbata da una forte onda di risacca, preannunciando un mare talmente mosso da costringerci a fare dietrofront, rinunciando alla seconda immersione.
Non meno movimentato il rientro, che avviene ovviamente con i motori al massimo, approfittando del momento favorevole per superare la barriera delle onde e “atterrando” direttamente sulla spiaggia con tutto il gommone, carico
compreso. Una cosa pazzesca!
Nella giornata successiva è prevista l’immersione a “Castle reef” con i tigre, avvicinati per mezzo di una pastura calata in acqua all’interno di contenitori appositamente realizzati. C’erano in realtà i tigre, ma più fondi e schivi,
mentre in superficie si è scatenato un carosello di decine e decine di squali della specie Carcarinus Limbatus e Oscurus (Dusky shark), somiglianti ai grigi ma di mole più massiccia e dal carattere più scontroso, dimostrando un
certo interesse “culinario” per il mio flash e per le mie povere pinne.
Dopo questa breve e intensa parentesi di Umkomaas, si parte la mattina seguente per il “Mboty River Lodge”, l’elegante resort che ci ospiterà nella Wild Coast per il tanto atteso Sardine Run, la più grande migrazione delle sardine al mondo, che nel periodo invernale risalgono dalle acque piú fredde del capo per arrivare in quelle temperate del Southern KwaZula-Natal.
Nel corso della loro migrazione formano di frequente le “bait ball”, una massa compatta che attira una grande varietá di predatori generando uno spettacolo inverosimile durante il quale migliaia di sule si tuffano a grande velocità fino a 7-8 metri di profondità, insieme a delfini, squali di diverse tipologie, megattere e balene australi, orche e foche che si uniscono al grande banchetto dal quale è opportuno restare a distanza di sicurezza.
La stagione migliore va da maggio ai primi di Luglio, per cui sulla carta il nostro periodo era perfetto. Purtroppo, a causa di un ritardo climatico la temperatura esterna e quella dell’acqua erano ancora elevate, ben 5-6 gradi in
più rispetto alla media stagionale, impedendo la risalita delle sardine a quote superficiali e riducendo drasticamente l’attività stessa del sardine run.
Questo non ci ha impedito di assaporare l’essenza stessa di tale avvenimento, fatta di frequenti spostamenti in gommone per raggiungere le mete segnalate dall’ultraleggero che sorvola ad alta quota per decine di miglia alla ricerca delle sardine, tuffi ripetuti in acqua sia con bombole che con snorkeling, più volte ammoniti dallo skipper per non essere sufficientemente pronti al suo “GO!”, e altrettante rapide risalite a bordo, per ripartire ancora a razzo per un nuovo punto questa volta segnalato dall’attività degli uccelli o dai “common dolphins” che erano ovunque.
Per non parlare poi della massiccia presenza delle balene che giornalmente incontravamo durante le traversate, così vicine da captarne il respiro culminante nel rumoroso sbuffo d’cqua. Ammirarle in gruppo di 6-7 esemplari è uno spettacolo da togliere il fiato, e non ci si stancava mai di avvicinarle nel tentativo inconscio di abbattere quella barriera uomo-animale e creare un “contatto” che ci ponesse in sintonia con esse.
Ci siamo tuffati più volte nel tentativo di osservarle in acqua, ma la scarsa visibilità ce l’ha impedito, a parte un unico
caso fortunato, con ovvia esultanza del sub una volta risalito a bordo. Seppure al largo dalla costa, occorre non distrarsi e controllare cosa avviene “più sotto”, poichè non è affatto raro che gli squali risalgano dal fondo richiamati dalla presenza dei subacquei, com’è successo al sottoscritto quando mi sono ritrovato ad una certa distanza dal gommone con delle sagome poco rassicuranti materializzatesi improvvisamente dall’abisso nero come la pece.
Oltre alle meraviglie del mondo sommerso, qui è Africa allo stato puro e madre natura offre inesauribili opportunità ai
suoi visitatori ricca com’è di risorse naturali. Nel poco tempo a disposizione, abbiamo optato per una visita al popolo Xhosa, che abita nei villaggi rurali della Wild Coast, all’interno di simpatiche case-capanne che punteggiano il paesaggio. Inevitabile l’incontro con lo “stregone” che, dietro adeguata ricompensa, si è prodigato in canti e balli propiziatori.
Dopo sei giornate nella Wild Coast volate in un soffio, ci siamo trasferiti 400 km più a nord per le visite programmate ai parchi di Bonamanzi, Hluhluwe e iSimangoliso di St.Lucia. Affascinante il percorso in fuoristrada nello sconfinato parco di Hluhluwe caratterizzato da sconfinati paesaggi mozzafiato e grandi vallate interrotte da fiumi e torrenti. Un paradiso naturalistico di circa 96.000 ettari che richiederebbe diversi giorni per una visita approfondita, dove è
possibile incontrare tante specie animali endemiche, come rinoceronti, elefanti, giraffe, zebre, bufali, impala, antilopi, babbuini, i rari licaoni o wilddog, ed altre ancora assieme a numerose specie di uccelli più difficili da scoprire per la vegetazione abbondante che ne impedisce l’avvistamento.
Altrettanto interessante è la visita al ”iSimangaliso Wetland Park”, la terza più grande area protetta del Sudafrica
che si estende su 280 km di costa. Un importante ecosistema che ospita numerose specie animali fra le quali la
più grande colonia di ippopotami di tutti i parchi sudafricani.
Adesso il tempo è scaduto, si torna a casa con un bagaglio di esperienze straordinarie, frastornati da una natura
selvaggia che stimola i sensi, induce i ricordi e alimenta il bisogno di tornare. Per rivivere le emozioni che solo una
grande continente come l’Africa sa regalare, nel bene e nel male, con i suoi pregi e coi suoi difetti, ma con l’intensità che nessun’altro paese al mondo potrà mai emulare.
Il sardine run è solo un appuntamento rinviato, ma mi considero ugualmente privilegiato per il bagaglio di esperienze
che mi hanno ulteriormente arricchito. Un doveroso ringraziamento a Raffaella Shlegel del Blue Rush, bravissima
subacquea nonché autrice di formidabili fotografie, per la disponibilità e la gentilezza dimostrate, e ovviamente un
caloroso saluto ai miei compagni di viaggio Luca, Massimo, Sabrina, Boris, Fabio e Clara con i quali spero di condividere nuove straordinarie avventure.