MAGAZINE – UN VIAGGIO NELLA MERAVIGLIOSA BAJA CALIFORNIA
Reportage di viaggio di Renato La Grassa
Testo e foto di Renato La Grassa
Si è da poco concluso un eccezionale itinerario di viaggio articolato su un percorso di circa 2000 km, dei quali ben 810 in mare e i restanti su terraferma, passando per Cabo San Lucas, S. Josè del Cabo, Cabo Pulmo, La Paz, Todos Santos e Puerto San Carlos a Magdalena Bay. Fantastiche immersioni alternate ad attività in snorkeling ed escursioni sulla terraferma, hanno decretato il successo di un viaggio esplorativo terra-mare unico nel suo genere. Ospite d’eccezione in questo viaggio Alessia Zecchini.
Una simile esperienza è stata possibile grazie alla ricchezza di vita dei fondali marini che circondano l’intera penisola della Baja California, assieme a un patrimonio naturalistico terrestre di straordinaria bellezza fatto di deserti sconfinati, chilometri di spiagge deserte, lagune mozzafiato, canali d’acqua dove crescono rigogliose le mangrovie e lungo i quali, come d’incanto,
si affacciano suggestive dune di sabbia, propaggine di un deserto che si estende fino al mare di Cortez.
Se sulla terraferma le esperienze vissute sono state di assoluto interesse, sotto la superficie del mare la Baja California esprime il meglio di sé. Difficile, infatti, descrivere le emozioni vissute con i cuccioli di otarie, sempre giocosi e curiosi nell’avvicinarsi ai sub, seppure controllati a vista dalle mamme e dai grossi maschi sempre in atteggiamento circospetto.
Per non parlare dello spettacolo improvvisato da un banco di mobule, una specie simile alla manta ma meno conosciuta. Sfidando la legge di gravità e nonostante la particolare struttura corporea, molti esemplari sembravano divertirsi nel compiere salti fuori dall’acqua fino ad oltre due metri di altezza, con evoluzioni degne dei migliori acrobati da circo. Uno spettacolo meraviglioso che avevo già avuto modo di vedere solo in qualche documentario naturalistico trasmesso alla TV. Ad oggi non esiste una spiegazione scientifica di questo comportamento, seppure alcune ipotesi, come quella più accreditata di liberarsi dai parassiti, inizino a farsi strada.
Anche Cabo Pulmo ci ha regalato due eccezionali immersioni, con enormi banchi di carangidi che sorvolavano sulle nostre teste, cernie maestose, dentici, trigoni e tanto altro pesce di barriera, con la consapevolezza di aver visto solo una parte del potenziale faunistico di questo sperduto angolo del pianeta. Qui infatti è possibile l’incontro con i grandi Bull Shark o squali Zambesi, ma anche altre specie di squali oltre a orche e balene che non di rado fanno la loro comparsa.
Divertente e istruttivo lo snorkeling al largo delle coste del pacifico per tentare l’incontro con gli squali pelagici. Quando si parla di mare gli avvistamenti non sono mai garantiti, ma questa volta la buona sorte ci ha premiati grazie a una verdesca che per oltre un’ora ci ha tenuto compagnia avvicinandosi senza timore ai sub con movenze sinuose da star navigata.
In pole position per interesse naturalistico, avventura e pura adrenalina c’è il Sardine Run messicano. Tre giornate vissute in pieno oceano per osservare i grandi predatori a caccia di sardine in fase di migrazione stagionale: marlin, leoni marini e delfini sono i maggiori protagonisti di questo palcoscenico, ai quali a volte si aggiungono squali, balene e perfino le orche.
A bordo di veloci imbarcazioni private si attraversa l’immensa Bahia Magdalena o Magdalena Bay, navigando sul Pacifico per diverse miglia al largo dalla costa. E’ il capitano che intuisce dove possa trovarsi il banco di pesce azzurro, specie laddove si osservano gabbiani, sule, cormorani e altri uccelli in volo o qualora scrutino movimenti anomali sulla superficie del mare.
Individuato il punto, giunge perentorio l’avviso di prepararsi al tuffo. Gli uccelli sono già in azione, in particolare le sule che da venti metri di altezza si tuffano in acqua in picchiata a una velocità di 120 km orari, riuscendo a immergersi fino a 5-10 metri di profondità, penetrando così nel banco per assicurarsi la cattura con buone probabilità di successo.
Anche noi siamo pronti con le nostre attrezzature e apparecchiature foto-video. Entrati in acqua lo spettacolo è davanti ai nostri occhi: una sfera di pesce argenteo, più conosciuta come Bait Ball, ruota compatta a pochi metri dalla superficie. È una sorta di misura difensiva adottata dai piccoli pesci di branco quando sono minacciati dai predatori.
Intorno ad essa i leoni marini stanno già banchettando, mentre irrompono improvvise le sule e qualche tonno più in profondità che attende il suo turno.
Dobbiamo mantenere una distanza minima di sicurezza, il che si scontra con le esigenze dei fotografi e video operatori che cercano ovviamente la ripresa d’azione ravvicinata. Tale raccomandazione è giustificata dal potenziale rischio che le sardine possano disaggregarsi dal banco e avvicinarsi pericolosamente al sub. Questo comportamento attirerebbe l’attenzione dei predatori con tutte le prevedibili conseguenze purtroppo già verificatesi in precedenti incidenti a danno di malcapitati subacquei.
Siamo giunti alla terza giornata di Sardine Run ma le emozioni non sono ancora terminate. Lasciamo questo angolo di paradiso con un’indimenticabile esperienza a contatto di miti e affascinanti creature, quattro megattere probabilmente dirette nelle acque più calde della laguna di Bahìa Magdalena dove daranno alla luce i loro piccoli.
Si conclude questo breve reportage sulla Baja California, una terra magica che racchiude paesaggi ancestrali dove il tempo sembra essersi fermato e dove il mare può considerarsi a pieno titolo fra i più belli e ricchi del mondo.
Renato La Grassa